Dieta anti-infiammatoria: cosa c’è di vero

Nel vasto mondo delle cure alternative alla medicina ufficiale e alle professioni sanitarie riconosciute si sente spesso parlare della dieta anti-infiammatoria. Alcuni alimenti vengono sconsigliati perché sembrerebbero aumentare lo stato di infiammazione dell’organismo, mentre altri verrebbero consigliati per un’assunzione quotidiana, sulla base dello stesso principio.
Cosa c’è di vero in queste spiegazioni e teorie? Quanto ha evidenze scientifiche e quanto è ipotetico? Ma soprattutto: per chi andrebbe bene questa dieta?
Vorrei provare a rispondere non da dietista o nutrizionista (perché non lo sono) ma prendendo in considerazione il materiale scientifico che abbiamo a nostra disposizione e offrendolo a chi legge con trasparenza e molta umiltà.
Vediamo i principi principali della dieta anti-infiammatoria, spiegati semplicemente, e vediamo cosa c’è di dimostrato e cosa ancora è da dimostrare.
Cosa significa dieta anti-infiammatoria
Facendo una semplice ricerca su Internet su blog o siti di alimentazione sana, in qualche parte del blog si trova quasi sempre un riferimento alla dieta anti-infiammatoria.
Ci si vede sconsigliare una serie di cibi che sembrerebbero aumentare l’infiammazione sistemica, come cibi fritti, grassi animali, cereali e riso raffinati e altro.
Prima affermazione da fare: non ci sono ancora delle prove inconfutabili del fatto che l’assunzione di cibi sia direttamente correlata con l’aumento dello stato infiammatorio dell’organismo.
Il che non significa che sia bene assumere questi alimenti, né che vadano resi prevalenti nella dieta, anche perché è molto probabile che il loro eccesso sia correlato alla carenza di altri alimenti nutrienti e quindi all’obesità, a dislipidemie o ad altri problemi, e solo dopo si abbia un generale aumento dello stato di infiammazione dell’organismo.
Quindi, la dieta anti-infiammatoria è una bufala?
Non proprio.
In generale, la dieta anti-infiammatoria nasce dal principio secondo il quale la carenza di alcuni cibi è in grado di mobilitare, a determinate condizioni, delle reazioni infiammatorie croniche.
Ci sono due principali scuole di pensiero nei blog di alimentazione e nutrizione che si vedono in giro per il Web:
1) Qualcuno suggerisce di assumere sempre una dieta anti-infiammatoria, e che ciò consentirebbe di prevenire da molte infezioni future. In poche parole, dieta anti-infiammatoria per questa scuola di pensiero diventa sinonimo di “dieta sana”;
2) Qualcun altro sostiene che per i pazienti già in presenza di patologie, la dieta anti-infiammatoria aiuterebbe a evitare lo stress ossidativo e le infiammazioni croniche tipiche di queste patologie.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: esistono effettivamente delle direttive dell’OMS e del Ministero della Salute in merito alla dieta sana, che deve essere parte integrante di uno stile di vita sano – quindi con attività motoria e riduzione delle tossicità, per quanto possibile.
I consigli dietetici ufficiali però prevedono direttive molto più ampie e inclusive rispetto alla quasi totalità delle cosiddette “diete anti-infiammatorie” che si trovano online.
Individuo sano o malato?
Per ora abbiamo parlato sempre di individui sani. Invece un modello di dieta con preciso obiettivo anti-infiammatorio viene somministrato ai pazienti oncologici, ad esempio. Ma attenzione: si tratta comunque di diete bilanciate nutrizionalmente e oggetto di studi di settore molto precisi e lunghi.
Fidarsi di una lista di cibi da evitare trovata online non è mai una buona idea!
Tanto più perché scientificamente non ci sono ancora prove che evitare determinati alimenti ogni giorno, mangiando sostanzialmente come se si fosse dei malati oncologici, aiuti effettivamente a mantenersi in buona salute.
Ciò che è scientificamente dimostrato non è l’efficacia dell’evitare, ma quella dell’assumere i nutrienti corretti.
In ogni caso, sarà sempre il tuo medico o medico nutrizionista di riferimento ad aiutarti, se vuoi capire in cosa consiste un’alimentazione bilanciata.
Il cibo provoca davvero infiammazione?
Come ho detto all’inizio, la risposta è positiva: la carenza di alcuni cibi unita all’abuso di altri mette il nostro fisico in una condizione di stress glicemico, aumento dei radicali liberi (aumento dello stress ossidativo) e aumento di proteina C-reattiva.
I cereali raffinati, la carne rossa, l’eccesso di zuccheri “vuoti” e di sale, il fritto, i grassi saturi e trans sono quindi da assumere con moderazione (questo è verissimo!), ma non si parla certo di metterli al bando.
Piuttosto, bisognerebbe pensare che una dieta va bilanciata e che se si sceglie di consumare occasionalmente questi cibi, allora bisogna avere cura di accompagnarli ad altri alimenti che consentano di assumere tutti i nutrienti di cui si ha bisogno.
C’è ancora molto da scoprire sulla dieta anti-infiammatoria!
Ci sono alcuni concetti per i quali abbiamo più prove, altri per i quali gli studi sono ancora a uno stadio iniziale. Come suggerisce questo studio, per chi ha già uno stato di infiammazione si potrebbe provare a contenere e migliorare l’infiammazione già in corso con acidi grassi omega 3 a catena breve. Ad esempio, ciò accade per chi ha l’artrite reumatoide.
Oppure, altri studi parlano di equilibrio tra omega 3 e omega 6, suggerendo che i Paesi occidentali consumino una percentuale roppo alta dei secondi, e che bisognerebbe aumentare in proporzione i primi.
Insomma, il verdetto sulla dieta anti-infiammatoria è difficile da stabilire.
L’importante è non pensare alla dieta come alla più completa libertà alimentare condita da una lista di cibi-tabù.
In conclusione, tieni a mente che la dieta deve comporsi di nutrienti e micronutrienti diversi, considerando le preferenze di ognuno e cercando di rispettare prima di tutto uno dei principi cardine della nutrizione: la varietà.