La fame influenza le nostre decisioni: lo dicono le neuroscienze

La fame influenza le nostre decisioni: lo dicono le neuroscienze

la fame influenza le nostre decisioni - chiropratica bologna

La fame influenza le nostre decisioni. In questo studio di neuroscienze si parla di come ci comportiamo diversamente a seconda del livello di fame che abbiamo, e a seconda delle associazioni che il nostro cervello (soprattutto l’ippocampo) ha fatto in passato per ottenere e consumare il cibo.

Spieghiamo il concetto un po’ meglio, vedendo cos’è la fame, come si comporta la grelina (nota come l’ormone della fame) e che ruolo ha in tutto ciò l’ippocampo. 

Come funziona la fame

Gli animali – e quindi anche l’essere umano- devono essere in grado di controllare il comportamento alimentare in base al bisogno. 

Consumare cibo quando si è già sazi utilizza tempo ed energia che potrebbero essere impiegati per funzioni più essenziali e può provocare malattie e disturbi associati alla sovralimentazione. 

Al contrario, l’incapacità di percepire il bisogno di cibo – o la “fame” – può portare alla mancata assunzione di cibo e alla conseguente mancanza di forma fisica.

Gli animali spesso anticipano i futuri cambiamenti del loro stato di fame per produrre comportamenti con largo anticipo rispetto alle variazioni del bilancio calorico.

Come si imparano questi comportamenti?

Unicamente attraverso l’apprendimento, o meglio attraverso la creazione di associazioni.

Un aspetto chiave di questo processo è la capacità di integrare uno stato interno, come la fame, con gli spunti esterni (ad esempio, la visione del cibo, oppure la messa in atto di strategie per procurarselo).

Facciamo anche caso a un altro aspetto: assumere cibo è gratificante quando siamo affamati, ma non quando siamo sazi!

In questo quadro, la fame è un contesto, e in base a quanta fame c’è si assume un diverso comportamento verso gli spunti sensoriali.

Il ruolo dell’ippocampo

L’ippocampo è stato ripetutamente proposto come una struttura importantissima per stabilire quale comportamento adottare a seconda del contesto, in particolare nelle associazioni spaziali contestuali.

Citiamo una nozione molto specifica: i circuiti dorsali sono associati alla dissociazione degli eventi in base al loro contesto spaziale e temporale. Invece, i circuiti ventrali dell’ippocampo sono più associati al comportamento specifico del contesto, diretto agli obiettivi e affettivo.

L’ippocampo è anche fortemente coinvolto nella percezione della fame sia nell’uomo che nei roditori, il che suggerisce che, oltre al contesto spaziale, l’ippocampo può anche differenziare il comportamento in base ad altri contesti più astratti, come la fame. 

L’inattivazione e la disfunzione dell’ippocampo portano a una riduzione del processo decisionale basato sulla fame. 

La grelina o “ormone della fame”

Inoltre, l’ippocampo esprime il recettore per l’ormone della fame periferico grelina (GHSR1a) sia nei roditori che nei primati non umani. È interessante notare che gli ormoni circolanti a livello periferico sono in grado di accedere all’ippocampo e ci sono prove a sostegno dell’ingresso della grelina periferica nell’ippocampo attraverso la barriera emato-encefalica.

Una volta presente nell’ippocampo, la grelina è in grado non solo di indurre plasticità strutturale e funzionale, ma anche di influenzare il comportamento anticipatorio e la scelta.

Il risultato dello studio

Nello studio citato si è verificato ad esempio che le iniezioni di grelina provocavano un aumento del consumo di cibo nei topi sazi quando veniva loro presentato ripetutamente un alimento familiare. 

Si tratta del primo studio sui topi che dimostra come gli ormoni della fame possano avere un impatto diretto sull’attività dell’ippocampo cerebrale quando un animale sta pensando al cibo.

Soprattutto, è importante constatare che la grelina si sia comportata in modo simile alla fame naturale, anche se ha un’influenza minima sui livelli complessivi di consumo su tempi lunghi.

Ovvero, la grelina fa comportare come la fame, ma alla fine il consumo di cibo per i tipo analizzati era sempre quello, indipendentemente dall’assunzione di grelina o meno.

Mi interessano molto queste notizie perché mettono sempre in luce quanta fisiologia e quante neuroscienze servono per capire il nostro rapporto apparentemente semplicissimo con alcune azioni quotidiane, come mangiare o dormire.

Un chiropratico deve considerare il corpo umano come struttura olistica, in cui diversi bisogni confliggono e si fanno compagnia.

Con la consapevolezza che solo con questa idea onnicomprensiva è possibile curare il dolore, ma davvero e in via definitiva.

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